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Siena e il Palio: una simbiosi inscindibile

Di 29 Gennaio 2018Febbraio 20th, 2018Gran Fondo

La suggestione scatta spontanea e l’uso della metafora è persin troppo facile: in sella, con le casacche colorate, pronti a tutto per giocarsi la vittoria in Piazza del Campo. Ciclisti e fantini sono accomunati da queste cose, ma guai ad andare oltre nel paragonare una corsa ciclistica, per quanto importante e prestigiosa, al Palio di Siena: si rischia di incorrere nel reato di lesa maestà, se non nel peccato di blasfemia.

Eh, sì: a Siena il Palio è molto, ma molto, più di una manifestazione o di una festa. E’ la vita della città e delle sue Contrade, motivo di appartenenza e di orgoglio. Pochi minuti due volte l’anno, sui quali convergono attese e aspettative, sogni e speranze.

Essere Contradaioli, a Siena, significa aver tatuati sulla pelle e nel cuore i colori della propria Contrada, vuol dire essere circondati da una comunità che ti accompagna dalla nascita alla morte, creare legami che vanno oltre le divisioni politiche o sociali, che travolgono ogni altra passione o appartenenza.

Spesso si sente dire che per Siena e i Senesi il Palio è sacro: non è certo un’esagerazione se fra le frasi attribuite a Santa Caterina da Siena ve n’è una che recita: «Orsù figlioli dolcissimi, correte questo palio e fate che solo sia uno quello che l’abbia». La Santa lo scrisse nel IV secolo, ben prima che si iniziasse a correre il Palio “moderno” (nella prima metà del Seicento), ma la tradizione affonda le sue radici ben più indietro nella storia. Fin dal 1200 si ha testimonianza di corse dei cavalli e il Palio “alla lunga”, progenitore dell’attuale, fu inserito nel 1310 nello statuto comunale come festa nel giorno dell’Assunta.

Siena e il Palio, ma soprattutto i Senesi e il Palio: un binomio inscindibile, due entità che si integrano e si alimentano a vicenda. Difficile da comprendere, per chi non è Senese, nonché arduo da spiegare, a meno che non si possegga l’arte della parole che era propria di Enzo Biagi che, sul Corriere della Sera, nel 1998, riuscì a riassumere questo intricato concetto in poche parole: «Il Palio è attraente perché ci sono i senesi, altrimenti diventa una qualsiasi corsa».